Il concetto di inclusione è ancora oggi di difficile applicabilità, soprattutto quando si riferisce alla disabilità. Questo avviene perché si pensa ancora alla disabilità come una condizione patologica fine a sé stessa legata ad un modello di tipo caritativo - assistenziale (di pena) che esisteva quasi 100 anni fa ma al quale siamo ancora particolarmente legati o, ancor peggio a quello della "malattia", anche questo diventato obsoleto con la nascita del modello biopsicosociale dell'ICF. Ma andiamo per gradi.
Nel 1946 l'Organizzazione Mondiale della Sanità affermava che "la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non consiste solo in un’assenza di malattia o d’infermità": in qualche modo ci diceva che possiamo non essere in salute anche se abbiamo entrambe gli arti, e possiamo essere in buona salute anche essendo sordi o ipovedenti o non deambulanti.
Pare chiaro che il concetto di disabilità e salute è ancora più complesso di quanto possa sembrare e poiché non intendo tediare sulla storia che ha portato all'ICF consiglio di leggere l'articolo di Scelfo e Sapuppo.
In ambito educativo, l'inclusione si riferisce all'inserimento fisico, sociale e accademico dello studente con bisogni educativi speciali (BES), assumendo che l'eterogeneità tra gli studenti sia un fattore altamente positivo per l'esperienza di apprendimento di tutti (Ribeiro et al, 2011).
La prospettiva inclusiva propone una scuola per tutti e per ciascuno e richiede una risposta educativa individualizzata e personalizzata alle esigenze di apprendimento specifiche di ogni studente.
Una scuola che persegue una piena integrazione degli studenti con BES, e quindi una scuola inclusiva, deve riconoscere e soddisfare i loro bisogni particolari, affrontando ritmi e stili di apprendimento diversi, esperienze, il rapporto dell'individuo con il proprio ambiente, attraverso adattamenti curriculari, strategie pedagogiche diversificate e buona gestione (Santos, 2006). Deve lottare per le pari opportunità, minimizzando le disabilità in modo che lo studente con BES possa vivere la scuola e il percorso sociale il meno restrittivo possibile, come affermato nella Dichiarazione di Salamanca del 1994 (UNESCO, 1994).
Fonseca (2008) sottolinea che è fondamentale fornire agli studenti con BES un intervento educativo specifico, poiché i mezzi e le scelte speciali variano a seconda delle esigenze specifiche di ciascuno, per il pieno sviluppo delle loro capacità. Come sappiamo, ci sono studenti che hanno bisogno di un aiuto permanente (disabilità sensoriali, intellettuali e motorie, disturbo dello spettro autistico) e altri che presentano solo difficoltà di apprendimento temporaneo come disturbi dell'attenzione, problemi di lettura e scrittura e difficoltà a diffondere le loro idee.
Gli insegnanti hanno bisogno di risorse che possano aiutare a compensare le situazioni sfavorevoli dei loro allievi. In questo modo le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT o in italiano TIC) si rivelano uno strumento potente perché possono ridurre la disparità pratica promuovendo l'integrazione (inclusione?) scolastica e sociale (Santos, 2006).
Le ICT e Internet hanno una riconosciuta capacità di promuovere una integrazione (e si auspica una inclusione) sociale ed educativa.
L'uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) contribuisce in modo significativo al processo di apprendimento. Soprattutto per gli studenti con bisogni educativi speciali, le TIC offrono ricche esperienze educative. Il seguente lavoro si riferisce alle ICT nel campo di applicazione dell'Educazione Speciale, nelle tecnologie assistive, nel software educativo, che offre opportunità di avvicinamento alla conoscenza, socializzazione degli individui e rimozione delle barriere fisiche all'accesso alla conoscenza di studenti con bisogni educativi speciali (Chaidi, et al, 2021). Per alcune forme di disabilità le ICT possono agire come una tecnologia di assistenza individuale, lavorando come ausili per compensare o sostituire la funzione interessata che potrebbe essere sensoriale, motoria o cognitiva. Compensando le disabilità, le ICT rendono possibile estendere l'ambiente per lo sviluppo personale.
Tuttavia, l'applicabilità dell’ICT nell'ambito della pedagogia speciale non si esaurisce nel suo ruolo di tecnologia assistiva, ma si afferma come uno strumento importante al servizio di insegnanti e studenti per superare ostacoli e promuovere l'acquisizione di competenze.
Winnebrenner (1996) aggiunge che l'uso efficace della tecnologia in classe riduce il divario tra potenziale e prestazioni, soprattutto per quanto riguarda gli studenti che presentano maggiori difficoltà di apprendimento. Una corretta implementazione da parte dei professionisti consapevoli delle possibilità dell'uso della tecnologia e dei suoi limiti, ma principalmente delle competenze degli studenti con BES, le tecnologie possono consentire a questi studenti di sviluppare le loro abilità al meglio delle loro capacità e, quindi, ottenere i migliori risultati possibili per raggiungere il proprio successo formativo.
Dunque, l'uso dell’ICT nell'educazione degli studenti con BES comporta una vasta gamma di benefici che incoraggiano gli studenti e gli insegnanti attraverso l’utilizzo di strategie operative, più flessibili, intuitive e facili da usare.