Chi è? che fa? da dove viene?
Sfatiamo qualche mito e facciamo un poco di chiarezza.
L'insegnante di sostegno è un docente con titolo di specializzazione. Intendo dire che, dopo la laurea consegue un ulteriore titolo seguendo un corso altamente selettivo ed intensivo che prevede esami di pedagogia, pedagogia speciale, psicologia, neuropsichiatria, disabilità sensoriali, motorie ed intellettive, legislazione scolastica e della disabilità per un totale di 13 esami e 9 laboratori teorico-pratici. Intendo dire che, l'insegnante di sostegno non è l'ultimo arrivato, il collega che "deve portare fuori l'alunno" che disturba la classe, anzi, rappresenta una figura poliedrica che unisce la competenza del curriculare alle risorse e metodologie pedagogiche e psicologiche più innovative per aiutare gli studenti a raggiungere la loro valorizzazione umana e anche il loro successo formativo.
Tuttavia, ancora oggi c'è molta disinformazione soprattutto nelle famiglie perché è convenzione comune ritenere che sia il solo insegnante ad occuparsi dell'educazione e dell'istruzione dell’alunno con disabilità, ed è quanto realmente accade nella pratica quotidiana di moltissime scuole italiane.
In realtà, il docente di sostegno, come più volte afferma la norma, è assegnato alla classe, di cui diventa pienamente contitolare, e non al singolo alunno” [nota Miur n. 2215 del 26 novembre 2019; già presente nel Testo Unico L. 297/94]; collabora a pieno titolo alle attività formative predisposte in Consiglio di classe per l’intero gruppo affinché l’iter formativo dell’alunno possa continuare anche in sua assenza (Linee guida per l’integrazione dell’alunno disabile, 2009, pag. 18). Ergo, se l'insegnante di sostegno non c'è, l'alunno va a scuola regolarmente perché il suo processo e successo formativo è opera di tutto il team docenti.
Inoltre: l'insegnante per le attività di sostegno non può essere utilizzato per svolgere altro tipo di funzioni se non quelle strettamente connesse al progetto d'integrazione, qualora tale diverso utilizzo riduca anche in minima parte l’efficacia di detto progetto. Questo significa che il docente di sostegno non va a fare sostituzioni soprattutto quando lo studente è in classe, semmai, è il curriculare che sostituisce mentre il progetto formativo mostra continuità nella classe di appartenenza.
E ancora: Gli insegnanti assegnati alle attività per il sostegno, assumendo la contitolarità delle sezioni e delle classi in cui operano partecipano a pieno titolo alle operazioni di valutazione periodiche e finali degli alunni della classe con diritto di voto e disporranno di registri recanti i nomi di tutti gli alunni della classe di cui sono contitolari. Significa che il docente di sostegno propone il proprio voto per tutti e non solo per lo studente con disabilità.
Sempre lui, l'insegnante di sostegno, ha il compito di mediare l’insegnamento delle discipline attuate dai colleghi curriculari utilizzando le migliori strategie educativo didattiche in linea con lo stile di apprendimento dello studente, al fine di promuovere il suo successo formativo in un contesto classe adeguato e che favorisca “lo star bene” con l’ambiente, gli altri e con sé stesso attraverso la comunicazione e la crescita umana. L'insegnante di sostegno non è un operatore sanitario, non si occupa di riabilitazione, ma è un professionista, specializzato, nel campo dell'istruzione.
Un pensiero è in accordo con quanto sostiene la prof.ssa Antonella Valenti (2014) in merito all’istruzione e al ruolo della scuola come maestra di vita: “la scuola non deve solo istruire, ma anche educare. Se l’istruzione si occupa di saperi e conoscenze, l’educazione richiama la necessità di valorizzare i processi di crescita personale, di insegnare a comprendere e gestire con responsabilità la condizione umana. Quest’ultima ha bisogno non solo di saperi e conoscenze ma, presuppone piuttosto dialogo, empatia, capacità di confronto e non da ultimo: ascolto”.
L’insegnante, dunque, nella sua libertà di insegnamento e di ricerca, deve trovare strategie, applicare metodologie, ingegnarsi e mettere in atto quanto necessario per infondere le conoscenze e le competenze ma anche, di garantire la realizzazione della persona nel suo essere.
In accordo a quanto appena scritto, anche le linee guida ministeriali (Indicazioni Nazionali per il curricolo 2012) si muovono in questa direzione: “Le finalità della scuola devono essere definite a partire dalla persona che apprende, con l’originalità del suo percorso individuale e le aperture offerte dalla rete di relazioni che la legano alla famiglia e agli ambiti sociali. La definizione e la realizzazione delle strategie educative e didattiche devono sempre tener conto della singolarità e complessità di ogni persona, della sua articolata identità, delle sue aspirazioni, capacità e delle sue fragilità, nelle varie fasi di sviluppo e di formazione. Lo studente è posto al centro dell’azione educativa in tutti i suoi aspetti: cognitivi, affettivi, relazionali, corporei, estetici, etici, spirituali, religiosi. In questa prospettiva, i docenti dovranno pensare e realizzare i loro progetti educativi e didattici non per individui astratti, ma per persone che vivono qui e ora, che sollevano precise domande esistenziali, che vanno alla ricerca di orizzonti di significato.”
L'insegnante di sostegno, dunque, grazie alla collaborazione dei docenti curriculari sollecita gli studenti nel problem solving, sollevando domande, osservazioni, promuovendo la creatività e le soluzioni originali. In questo modo incoraggia all’apprendimento collaborativo (aiuto reciproco tra pari), sia all’interno della classe, sia attraverso la formazione di gruppi di lavoro con alunni di classi e di età diverse. Promuove all’interno della classe apprendimenti con l’utilizzo delle tecnologie così da poter progettare e implementare apprendimento attivo e partecipativo da parte degli studenti per acquisire competenze e padronanza per la risoluzione dei problemi (De Pietro et al, 2017).