Il piano di lavoro e gli strumenti operativi
L’insegnante specializzato, dopo attenta osservazione (che deve essere personale, soggettiva e strutturata) programma gli interventi didattici necessari per permettere allo studente sordo di raggiungere il proprio successo formativo e mettere le basi per costruire di un Progetto di vita (Ianes 2009; Legge 328/2000) che si integri nel mondo reale in modo dinamico, armonico ed evolutivo.
È noto dalla letteratura che lo studente sordo manifesta, nella maggior parte dei casi, problematiche legate alla comprensione del testo, alla comunicazione verbale che può essere più o meno grave in base all’età di diagnosi, di abilitazione, di protesizzazione o di intervento. In molti casi è intaccata la componente socio relazionale che può dipendere anche dalla difficoltà dello studente di “capire” le conversazioni, di “farsi capire” e di partecipare alla vita sociale (andare a mangiare la pizza insieme ai compagni, frequentare luoghi affollati ove i rumori coprono le voci) e indubbiamente questo crea anche una scarsa motivazione e bassa autostima. A questo punto, si rende necessario saper valutare adeguatamente i livelli i prerequisiti dell’alunno al fine di pianificare gli obiettivi educativi didattici il più possibile personalizzarti, dosare interventi individualizzati, saper intervenire tempestivamente nelle dinamiche della classe e migliorare la competenza linguistica e didattica.
Innanzitutto per programmare un piano di lavoro per lo studente con CI è necessario conoscere la sua storia a partire dalle informazioni raccolte nel Profilo Dinamico Funzionale (che in alcune regioni italiane ma non nella Regione Calabria, è già stato sostituito dal Profilo di funzionamento redatto su base ICF – normativa di riferimento l’emanazione del D. Lgs. 96/2019, Disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 66, recante: «Norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera c) , della legge 13 luglio 2015, n. 107».) che è propedeutico al Piano Educativo Individualizzato (PEI) con cui il team multidisciplinare (ASP, insegnanti, famiglia) ognuno con le proprie competenze, si impegna a raggiungere obiettivi educativi, didattici e formativi che diventano la base del Progetto di vita dell’alunno.
Gli obiettivi di apprendimento su cui si basa l’attenzione dell’insegnante specializzato individuano campi del sapere, le conoscenze e le abilità per il raggiungimento dei traguardi per lo sviluppo delle competenze. Questo permette ai docenti di poter, dopo un iniziale periodo di osservazione (che segue durante tutto l’anno scolastico), avviare una progettazione didattica con specifica attenzione alle condizioni di contesto, didattiche e organizzative mirando ad un insegnamento ricco ed efficace. A questo punto si rende utile considerare due tipologie di obiettivi: educativi e didattici.
I primi, tengono conto del fatto che la scuola, così come affermano le Indicazioni Nazionali (IN, 2012) debba promuovere un percorso di attività nel quale ogni studente possa assumere un ruolo attivo nel proprio apprendimento, sviluppare al meglio le inclinazioni, esprimere le curiosità, riconoscere ed intervenire sulle difficoltà, assumere sempre maggiore consapevolezza di sé, avviarsi a costruire un proprio progetto di vita. In questo contesto, insegnanti, studenti stessi, svolgono un ruolo educativo e di orientamento fondamentale perché forniscono il substrato da cui creare occasioni per acquisire consapevolezza delle proprie potenzialità e risorse, per progettare la realizzazione di esperienze significative e verificare gli esiti conseguiti in relazione alle attese. Gli interventi educativi mireranno soprattutto all’area affettiva e psicomotoria perché promuovono la formazione dell’uomo e del cittadino di domani secondo i principi della Costituzione, permettendogli di conoscere anche in modo critico la realtà sociale e renderlo capace di operare delle scelte immediate e future necessarie per l’educazione permanente. Tra l’altro, è proprio nel I ciclo che le IN prevedono che “insegnare le regole del vivere e del convivere è per la scuola un compito oggi ancora più ineludibile rispetto al passato perché sono molti i casi nei quali le famiglie incontrano difficoltà più o meno grandi nello svolgere il loro ruolo educativo […] la scuola affianca al compito dell’insegnare ad apprendere quello dell’insegnare ad essere” (nota ministeriale nr. 5559/2012, pag. 6).
Per l’alunno sordo, nello specifico, durante la stesura del PEI è fondamentale tenere in considerazione le possibili caratteristiche comportamentali ricorrenti che possono originare soprattutto dal contesto sociale e familiare così da aiutarlo ad essere cosciente delle proprie difficoltà e contribuendo all’acquisizione di autonomie.
Quando parliamo di obiettivi didattici ci riferiamo anche e soprattutto alla sfera cognitiva, alle conoscenze e competenze che lo studente deve acquisire e che rientrano negli obiettivi delineati nelle IN: “Nella scuola secondaria di primo grado si realizza l’accesso alle discipline come punti di vista sulla realtà e come modalità di conoscenza, interpretazione e rappresentazione del mondo. […]. Le discipline non vanno presentate come territori da proteggere definendo confini rigidi, ma come chiavi interpretative disponibili ad ogni possibile utilizzazione”. Per l’alunno con sordità, tuttavia, lo sviluppo di sicure competenze linguistiche è una condizione indispensabile per la sua crescita come studente che trae beneficio dal proprio impegno e come persona che vuole e può svolgere l’esercizio pieno di cittadino capace di raggiungere tutti gli ambiti culturali. Tale crescita è resa possibile anche e soprattutto attraverso programmazioni trasversali che permetterebbero un maggiore accesso alla lingua, anche perché promuoverebbe competenze linguistiche in diversi ambiti.
Lo studente sordo che frequentemente mostra insicurezze sugli aspetti morfosintattici dell’italiano a cui si aggiunge anche la povertà e la rigidità lessicale, potrebbe ampliare e consolidare le capacità comunicative, di arricchimento del lessico, consolidamento degli aspetti sintattici e pragmatici attraverso compiti di realtà proposti in modo trasversale e con il supporto delle tecnologie.
Organizzazione aula e strumenti per l'audio
Tra le strategie didattiche utilizzate dal docente specializzato che vuole promuovere una didattica inclusiva così da stimolare l’apprendimento sotto l’aspetto sociale, emotivo e disciplinare sono svariate.
L’ideale sarebbe posizionare i banchi a ferro di cavallo ma troppo spesso le aule delle scuole italiane non permettono questo tipo di disposizione per via degli spazi ridotti. Alternativamente si potrebbe incoraggiare lo studente ad occupare i primi banchi così da facilitare, ove ce ne fosse bisogno, la lettura del labiale dell’insegnante durante la spiegazione (anche se il problema mascherina, attualmente, limita questa opzione).
L’insegnante, d’altro canto, dovrebbe evitare di parlare con le mani davanti alla bocca, portare foulard molto vistosi, gli uomini dovrebbero limitare la barba o i baffi, parlare mentre si sta al contempo scrivendo alla lavagna e girando le spalle allo studente. Per le ragioni ampiamente dette, lo studente con impianto cocleare (CI) o protesi acustica (AP) ha maggiori difficoltà a prendere appunti mentre l’insegnante scrive alla lavagna: da un lato deve “tradurre” quanto viene scritto e contemporaneamente acquisire le informazioni necessarie per apprendere. In tal caso potrebbe essere utile, registrare la lezione.
La maggior parte degli studenti con CI (oggi anche con AP) dispongono di sistemi FM che consentono di eliminare la distanza tra insegnante-studente, studente-studente, migliorando significativamente la qualità di ascolto attraverso la trasmissione di un segnale direttamente alla PA o all'IC. I sistemi FM sono dotati di un microfono, un trasmettitore e un ricevitore. Il sistema deve essere indossato dall'insegnante che deve opportunamente essere informato del funzionamento e del corretto utilizzo dell'ausilio tecnologico: la sua voce, infatti, verrà trasmessa direttamente ad un ricevitore posizionato sulle PA o sull'IC.
Esistono sistemi che utilizzano:
onde radio in emissione di frequenza (FM): i sistemi wireless o bluetooth (Mini-mic, Roger pen leggi anche l'articolo di Guido Venturini, ComPilot) possono essere disposti sulla scrivania (sul palco di un teatro) piuttosto che al collo del docente (in classe, al museo, in gita) e collegarsi direttamente alla protesi e al processore così da garantire un suono nitido e comprensibile;
raggi infrarossi (Infra red o IR) il cui segnale elettromagnetico è compreso nello spettro IR;
sistemi a induzione magnetica come il T-coil un'induttanza in grado di captare un flusso elettromagnetico a bassa frequenza. Consiglio di leggere l'articolo di Guido Venturini;
In ultima analisi, è necessario anche che l’insegnante specializzato fornisca del materiale per integrare la lezione: schede esercitative, supporto all’elaborazione di mappe concettuali. Si potrebbero realizzare degli interventi didattici multimediali, operando con semplificazioni, facilitazioni e valutando periodicamente le conoscenze culturali e la competenza linguistica pregressa e in via di sviluppo attraverso interattivi e coinvolgenti quiz (cartacei o multimediali, sistema Gamification o Digital game based learning).
Comprensione del testo tra facilitazioni e semplificazioni
È stato più volte affermato come per lo studente sordo l’acquisizione della lingua avviene in modo artificiale e non per apprendimento naturale, dunque, anche l’accesso al lessico e alle strutture della lingua italiana possono risultare difficoltose. Nello specifico è alla comprensione del testo, dovuta alla scarsità del lessico e delle competenze legate alla componente linguistica (aspetto lessicale, sintattico) e quella pragmatica (organizzazione dei messaggi) che ricorre il primo obiettivo didattico. Qualora se ne ravvisasse la necessità, l’insegnante può facilitare o semplificare dei testi e garantire un consolidamento dei contenuti e anche un miglioramento degli aspetti linguistici (ampliamento del lessico, per esempio).
Nel primo caso, il testo può essere corredato con input che ne facilitino la comprensione senza che perda l’autenticità della forma, nel secondo, il testo può essere “tagliato”, in frasi più semplici quando ci si trova difronte a concetti ritenuti di difficile comprensione.
La semplificazione, che deve sempre essere transitoria, avviene a carico:
della parola: si attinge il più possibile al vocabolario di base, scegliendo il sinonimo più semplice, più conosciuto, preferendo parole concrete a quelle astratte;
della frase: per la quale si adotta una struttura molto semplice (soggetto, verbo, complemento) tenuta insieme (o che lega più frasi) con rapporti di coordinazione piuttosto che di subordinazione, evitando l’uso di preposizioni. Nella strutturazione della frase sarà preferibile usare la forma attiva a quella passiva; quella affermativa a quella negativa; i verbi indicativi rispetto al congiuntivo.
del testo: l’organizzazione generale in cui le informazioni seguono un criterio ben specifico può essere legata ad un senso logico, cronologico oppure gerarchico facilitando lo studente verso la comprensione di quanto accade. In qualche modo, il testo viene frammentato e possibilmente arricchito di termini nuovi, sinonimi, contrari, parole chiave, didascalie. Questo potrebbe contribuire a ricongiungere il testo usando magari congiunzioni, preposizioni, avverbi.
Esempi